lunedì 17 febbraio 2014

JOE JACKSON - Night and Day II (2000) ****



Sin dalla copertina questo album è affascinante. In essa, sullo sfondo, si possono vedere ancora le torri gemelle, che cadranno circa un anno dopo l'uscita di questo album...
Per molti questo "Night and day II" è l'album della rinascita di Joe Jackson, per molti altri è solo un triste tentativo di "emulare" il suo album di maggior successo (di critica e pubblico), quel "Night and Day" (1982) che lo lanciò di diritto tra i grandi (io direi grandissimi) autori pop moderni. Per molti critici Joe Jackson negli anni 90 si era perso dietro ad album noiosi e pretenziosi (che invece sono, a mio modesto parere, tra i migliori in assoluto della sua produzione), ma Joe Jackson è un'ecclettico per natura e così non gli ci vuole molto a farsi tornare la voglia di pop e ritmi latini, e cioè quella stessa ispirazione che aveva dato vita al primo "Night and day", solo che adesso vi unisce anche i violini, l'elettronica e la musica classica (suo amore "malcelato" da sempre). Il secondo capitolo di "night and day" non arriva al livello del primo, ma ci manca poco: ci sono almeno 3 grandi brani e un capolavoro. Purtroppo c'è anche un brano un pò sottotono ("Just because") e uno caruccio ma niente di che ("Dear mom"), ma a far risalire il livello dell'album ci pensa il magnifico (anche se breve) preludio iniziale; uno strumentale di una bellezza che fà accapponare la pelle.
 Il secondo brano in scaletta, "Hell of a town", sembra uscire dritta dritta dal primo "Night and day", con quei ritmi pop-latini spigolosi e geniali e quei ritornelli improvvisi, nervosi, pieni di rabbia ed energia. 



Poi arriva "Stranger than you", una grande ballata pop, melodia unica, ritornello che ti entra in testa e lì rimane; brano in cui l'elettronica si unisce ai violini, a creare un suono pop visionario e innovativo.


 Il brano seguente è  "Why", un vero capolavoro, affidato alla voce suadente ed emozionante dell'iraniana Susan Dehym (che ritroveremo anche nel brano "Caravan", dell'album del 2012, "The Duke", il tributo di Joe a Duke Ellington).
L'ultimo grande brano dell'album è "Love got lost", affidato alla voce drammatica di Marianne Faithfull. Brano avvolgente, grande composizione che esplode nel finale in un grido lirico e straziante. 


Il finale dell'album è affidato ad altri due ottimi brani, portati avanti dalla voce ispirata di Joe Jackson, in un mix di pop, salsa e richiami (nei tocchi di pianoforte in "Stay") al primo volume di "Night and day". I due brani chiudono il disco con un'atmosfera pacata, quasi un soffice tessuto che ci trasporta verso la notte e il silenzio della città, perchè questo album è dedicato a New York (come il primo "Night and day") e ogni canzone rappresenta un personaggio della città, ma anche un momento della giornata, così si parte dal traffico impazzito rappresentato nel ritmo diabolico dell'iniziale "Hell of a town" ai tormenti dell'immigrata appena arrivata in città ("Why"), per arrivare alla triste storia della drag-queen di "Glamour and pain" (un buon brano, anche se non entusiasmante)



 e ai tormenti per un'amore finito in "Love got lost"; c'è spazio anche per la paranoia urbana ("Just because") e per l'incidente avventuto al locale "Happyland", in cui persero la vita molte persone.

La chiusura è affidata a "Stay", quasi un lamento notturno, dove si percepiscono le strade vuote, i locali che chiudono e l'arrivo delle luci dell'alba.

Il secondo volume di "Night ad day" è dunque  la visione della città di New York da parte di una persona che vive da ormai quasi 20 anni; mentre nel primo "Night and day" si poteva sentire il "senso di scoperta" del nuovo arrivato nella grande mela, la sua eccitazione e frenesia, che qui lasciano il posto ad un pop più pacato, anche se (in diversi momenti) non meno incisivo e riuscito.


Prelude *****

Hell of a town ****1/2

Stranger than you ****1/2

Why *****
Glamour and Pain ***1/2
Dear mom ***
Love got lost ****1/2
Just because ***
Happyland ****
Stay ****

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