Il terzo album di Joe Jackson è anche il più coraggioso del primo tris di album. Se i primi due erano più semplici, diretti, e in qualche modo non molto distanti dal genere di cose che si potevano sentire verso la fine degli anni '70 (Police, Elvis Costello, Graham Parker), "Beat Crazy" vira coraggiosamente il tiro, non ci sono infatti canzoni dai ritornelli diretti e pop, ma canzoni dagli arrangiamente azzardati e dai ritornelli geniali e originali. Joe Jackson inizia a mostrare tutto il suo genio ecclettico (non che i primi due album non fossero ecclettici, ma qui Jackson mostra la sua originalità di compositore, sfornando un'album davvero unico nella storia della musica, un mix di rock/reggae/ska/pop/ molto acido, rabbioso, con testi al vetriolo che si scagliano contro tutti e tutto.
Il secondo album di Joe Jackson è solo lievemente inferiore all'ottimo esordio, anche se non mancano 3 grandi brani. L'album è una sorta di secondo volume del primo, e unisce in modo riusciuto reggae/rock/punk/funky e pop. "It's different for girls" è un classico di Joe Jackson, un pop song riuscitissima, originale e dal ritornello azzeccatissimo.
"I'm the man" è un rock/punk esplosivo e pieno di energia.
"Don't wanna be like that" è una grande canzone rock, piena di rabbia e dal ritornello incalzante.
Il resto non è dello stesso livello anche se il materiale (a parte qualche canzone) è abbastanza valido.
L'album ha un suono più sporco e "live" rispetto al primo album, infatti è registrato in studio, ma in presa diretta.
On your radio ***1/2
Geraldine and John ***
Kinda kute *** It's different for girls ****1/2 I'm the man ****1/2
The band wore blue shirt **** Don't wanna be like that ****1/2
Amateur hour ***1/2
Get that girl ***
Friday ****
L'ALBUM "LOOK SHARP!" HA VENDUTO:
in USA: 500.000 copie
in CANADA: 100.000 copie UK: 60.000 copie AUSTRALIA: 25.000 copie NUOVA ZELANDA: 7.500 copie POSIZIONI IN CLASSIFICA DELL'ALBUM "LOOK SHARP" 20° posto in USA (per 39 settimane) 40° posto in UK (per 10 settimane) 36° posto in OLANDA (per 7 settimane) POSIZIONI IN CLASSIFICA DEL SINGOLO "Is she really going out with him?" 13° posto in UK 21° posto in USA
LA CRITICA HA SCRITTO dell'album "LOOK SHARP!": Hi-Fi News: " Un'album di esordio che finirà in molte liste dei migliori album del '79".
Joe Jackson (all'epoca) disse di se: " "Non vengo dal rock e voglio che lo si sappia in giro. A
tredici anni ascoltavo Beethoven, ed è ancora il mio musicista
preferito; a quattordici amavo i Beatles, a 15 studiavo
violino e pianoforte, a sedici adoravo David Bowie, a 17 stravedevo
per Duke Ellington e Charlie Parker, a 18 mi sono eccitato per il punk
ma mai mi è passato per la mente di diventare uno di
quei rocker che vomitano sui genitori e sulle istituzioni."
IL MIO PARERE:
L'album di esordio di Joe Jackson è
già un'ottimo lavoro, tutti i brani sono freschi e di alto livello e
l'album scorre che è un piacere. Le punte più alte sono toccate
forse da "Look Sharp", "Fools in love" e "Got
the time"; il resto è solo lievemente inferiore. L' album
miscela pop, rock, funky, reggae e punk. L'approccio compositivo di
Joe Jackson non è forse ancora particolarmente originale, ma si nota
già un'autore capace di mixare i generi più svariati e di comporre
con facilità canzoni di alto livello.
Davvero un'ottimo live questo di Joe Jackson, che racchiude i suoi primi 4 tour mondiali, tra il 1980 e il 1986.
L'album cattura Joe in alcuni momenti davvero ispirati. Il primo cd (che racchiude i tour dal 1980 al 1983) è davvero grande, il secondo (che racchiude i tour dal 1984 al 1986) è un pò inferiore, ma comunque di qualità. Le cose migliori sono comunque le versioni straordinarie di "Real Men" e "A slow song". "Real men" era già un capolavoro assoluto nella versione studio, ma anche questa versione live (che è più dolce, meno aggressiva di quella in studio) non leva niente all grande bellezza di questa canzone. "A slow song" nella versione studio era già un bel brano, ma in questa esecuzione live diventa davvero un gran capolavoro e tira fuori davvero tutta la bellezza. Joe canta con grandissimo trasporto e poi lo stacco strumentale affidato al sassofono è magnifico. Grandissimo brano. Se in studio forse è "Real Men" la canzone di Joe che amo di più, questa "A slow song" dal vivo forse è davvero la sua cosa migliore. Un'altro brano davvero straordinario è la versione di "On your radio". Sull'album del 1979 ("I'm the man") era solo un buon brano, ma qui assume le sembianze di un vero capolavoro. Joe cambia radicalmente gli arrangiamenti e la canzone acquista una potenza incredibile. Altri grandi momenti sono "One to one" (da "Beat crazy"-1980), "Is she really going out with him" (versione più rock di quella apparsa in studio e decisamente più bella), e poi "Don't wanna be like that", "Got the time" e "Fools in love" (quest'ultima radicalmente cambiata rispetto alla versione in studio e probabilmente anche più bella!).
Comunque davvero un live da avere!...
THE BEAT CRAZY TOUR -1980 One to one ****1/2
I'm the man ****
Beat Crazy **** Is she really going out with him? ****1/2 Don't wann be like that ****1/2 Got the time ****1/2 THE NIGHT AND DAY TOUR -1982-83 On your radio ***** Fools in love ****1/2
Cancer ***
Is she really going out with him? *** Look Sharp! ****1/2 THE BODY AND SOUL TOUR- 1984
Sunday Papers *** Real Men *****
Is she really going out with him? ****
Menphis ***1/2 A Slow Song ***** THE BIG WORLD TOUR -1896
Be my number two ****
Breaking us in two ****
It's different for girls ****
You can't get what you want ***
Jumpin Jive ***
Steppin Out ***1/2
"Rain" è in assoluto uno
degli album migliori di Joe Jackson e forse il migliore in assoluto,
per completezza e compatezza del risultato finale. Praticamente tutte
le canzoni sono di grande livello (se si eccettua la poco più che
discreta "Too Tough", una pop-song troppo standard per
essere realmente interessante). Per il resto l'album vola davvero
alto e i grandi brani si susseguono senza sosta, dall'iniziale e
bella "Invisible Man", originale e visionaria nella sua
melodia sospesa tra il pop e la musica classica, per passare al
pop-rock sarcastico e geniale di "Citizen Sane", canzone
piena di ritmo e energia.
Poi arriva "Wasted time", lenta
pop song, triste e drammatica, molto malinconica (che
ricorda un pò, nell'atmosfera, l'altrettanto bella "Not here,
not now" dall'album "Body and Soul" del 1984).
Poi è
la volta del pop dal ritmo divertente (molto anni '60) di "Uptown
train". Altro grande brano.
Poi arrivano due tra i brani migliori,
due capolavori: "King pleausure time" ci riporta dritti
dalle parti dei primi album di Joe Jackson, in un'insieme
riuscitissimo di pop, punk e rock. Canzone piena di energia e davvero
geniale, ricorda un pò l'irruenza di un'altro capolavoro di Joe,
"Got the time" (dal primo album "Look sharp!"-1979).
Il secondo vero capolavoro dell'album è "Solo (so low)",
canzone sulla solitudine, davvero malinconica, con quella sua melodia
languida, struggente, eppure piena di emozione e di bellezza, pur
nella sua drammaticità, con uno stile sospeso tra il pop e la musica
classica.
Il finale è affidato ad un tris di
canzoni ancora di alto livello.
La prima è "Rush across the road", un brano davvero bello, una ballata pop dalla melodia avvolgente e dal ritornello che ti entra in testa e non se ne va più via. La canzone parla di quando si incontra di nuovo una persona che per noi è stata speciale e nel rivederla capiamo di esserne ancora innamorati e dunque non ci resta che "attraversare la strada" ("Rush across the road") per ricongiuncerci a lei.
Poi arriva il terzo capolavoro
dell'album, "Good bad boy" , un brano micidiale, unico e
originale, a metà strada tra certe sonorità acide e spigolose
dell'album "Beat crazy" (1980) e la genialità assoluta di
"Night and day" (1982), in un mix riuscitissimo di rock,
pop e ritmi quasi orientaleggianti, con una melodia azzardata e
spigolosa, ma di grande impatto energico, piena di verve e ritmo a
più non posso.
Il finale è affidato ad una canzone
lievemente inferiore allo standard altissimo dell'album. "A
place in the rain" è comunque un'ottimo brano. E' una ballata
che ha quasi la cadenza di un valzer d'altri tempi. Il testo è molto
bello e significativo; Joe parla del trovare un luogo dove stare bene
e potersi riparare da un mondo ostile e poco ospitale; "Un luogo
nella piogga" (appunto).
E' l'album di ritorno di Joe Jackson al
pop-rock più semplice e diretto, che lo riporta alle atmosfere dei
primi due album ("Look Sharp" e "I'm the man",
entrambi del 1979). Certo, sono passati molti anni e l'approccio
compositivo di Joe Jackson è molto più maturo, più elegante, più
ricercato, è un pop-rock adulto e intelligente quello che si
sprigiona dalle note di questo ottimo album, che però non riesce ad
essere grande per la mancanza di veri colpi di genio, se si escludono
(forse) almeno due tracce, l'iniziale "Take it like a man",
un brano vitalissimo e geniale, un pop-rock ignettato di ritmi
latini, ballabilissimo ed effervescente.
L'altro grande brano del
disco è la canzone conclusiva, "Bright grey", un
rock-punk che riporta il nostro davvero vicino allo stile "new
wave" dei primi due album. "Bright grey" è una
rock-song dal ritmo forsennato, piena di ritmo e di energia. Geniale.
Il resto dell'album è quasi tutto di
ottimo livello, ma mancono delle canzoni veramente straordinarie. In
conclusione quello che non mi convince del tutto di questo album è
che (a parte un paio di brani) è un'album un pò anonimo, fatto di
ottime canzoni, ma che sanno di già sentito, manca l'originalità di
Joe Jackson, il suo tocco, cosa che invece si ritrova in tutti gli
altri suoi album, anche quelli meno riusciti.
Sin dalla copertina questo album è affascinante. In essa, sullo sfondo, si possono vedere ancora le torri gemelle, che cadranno circa un anno dopo l'uscita di questo album...
Per molti questo "Night and day
II" è l'album della rinascita di Joe Jackson, per molti altri è
solo un triste tentativo di "emulare" il suo album di
maggior successo (di critica e pubblico), quel "Night and Day"
(1982) che lo lanciò di diritto tra i grandi (io direi grandissimi)
autori pop moderni. Per molti critici Joe Jackson negli anni 90 si
era perso dietro ad album noiosi e pretenziosi (che invece sono, a
mio modesto parere, tra i migliori in assoluto della sua
produzione), ma Joe Jackson è un'ecclettico per natura e così non
gli ci vuole molto a farsi tornare la voglia di pop e ritmi latini, e
cioè quella stessa ispirazione che aveva dato vita al primo "Night
and day", solo che adesso vi unisce anche i violini,
l'elettronica e la musica classica (suo amore "malcelato"
da sempre). Il secondo capitolo di "night and day" non
arriva al livello del primo, ma ci manca poco: ci sono almeno 3
grandi brani e un capolavoro. Purtroppo c'è anche un brano un pò
sottotono ("Just because") e uno caruccio ma niente di che
("Dear mom"), ma a far risalire il livello dell'album ci
pensa il magnifico (anche se breve) preludio iniziale; uno
strumentale di una bellezza che fà accapponare la pelle.
Il secondo
brano in scaletta, "Hell of a town", sembra uscire dritta
dritta dal primo "Night and day", con quei ritmi pop-latini
spigolosi e geniali e quei ritornelli improvvisi, nervosi, pieni di
rabbia ed energia.
Poi arriva "Stranger than you", una
grande ballata pop, melodia unica, ritornello che ti entra in testa e
lì rimane; brano in cui l'elettronica si unisce ai violini, a creare
un suono pop visionario e innovativo.
Il brano seguente è "Why",
un vero capolavoro, affidato alla voce suadente ed emozionante
dell'iraniana Susan Dehym (che ritroveremo anche nel brano "Caravan",
dell'album del 2012, "The Duke", il tributo di Joe a Duke
Ellington).
L'ultimo grande brano dell'album è
"Love got lost", affidato alla voce drammatica di Marianne
Faithfull. Brano avvolgente, grande composizione che esplode nel
finale in un grido lirico e straziante.
Il finale dell'album è
affidato ad altri due ottimi brani, portati avanti dalla voce
ispirata di Joe Jackson, in un mix di pop, salsa e richiami (nei
tocchi di pianoforte in "Stay") al primo volume di "Night
and day". I due brani chiudono il disco con un'atmosfera
pacata, quasi un soffice tessuto che ci trasporta verso la notte e il
silenzio della città, perchè questo album è dedicato a New York
(come il primo "Night and day") e ogni canzone rappresenta
un personaggio della città, ma anche un momento della giornata, così si
parte dal traffico impazzito rappresentato nel ritmo diabolico
dell'iniziale "Hell of a town" ai tormenti dell'immigrata
appena arrivata in città ("Why"), per arrivare alla triste
storia della drag-queen di "Glamour and pain" (un buon brano, anche se non entusiasmante)
e ai tormenti
per un'amore finito in "Love got lost"; c'è spazio anche per la paranoia urbana ("Just because") e per l'incidente
avventuto al locale "Happyland", in cui persero la vita
molte persone.
La chiusura è affidata a "Stay", quasi un lamento notturno, dove si percepiscono le strade vuote, i locali che chiudono e l'arrivo delle luci dell'alba.
Il secondo volume di "Night ad
day" è dunque la visione della città di New York da parte di una persona che vive da ormai
quasi 20 anni; mentre nel primo "Night and day" si poteva
sentire il "senso di scoperta" del nuovo arrivato nella
grande mela, la sua eccitazione e frenesia, che qui lasciano il posto
ad un pop più pacato, anche se (in diversi momenti) non meno
incisivo e riuscito.
E' la seconda opera interamente strumentale di Joe Jackson (dopo il riuscitissimo "Will Power" del 1987). E anche questa volta Joe non sbaglia il colpo. L'album è una sinfonia ma incisa con uno stuolo di musicisti pop rock, tra cui Steve Vai alla chitarra ed è un mix riuscitissimo di rock e jazz, classica e new age.Non è quindi una composizione propriamente di stile classico, ma è un'incrocio (come sempre) tra i più svariati generi musicali.
First movement ****1/2
Fast movement **** Slow movement ****1/2 Last movement ****1/2
Ogni canzone di questo album è
dedicata ad un peccato capitale. Un concept album che non porta del
tutto fortuna al grande Joe Jackson. "Heaven and Hell" non
è infatti tra le sue cose migliori, anche se rimane un buon disco,
dove Joe prosegue la sua ricerca sonora in un mix sempre più
rischioso e azzardato, in cui la classica si unisce all'elettronica,
il jazz al rock, il pop alla musica latina.
Le tracce migliori sono le 3 iniziali,
dove Joe riesce ancora ad arrivare a grandi livelli compositivi.
Il preludio strumentale è molto bello,
così come il primo brano cantanto, "Fugue 1-More is more".
Bella anche la seguente "Angel",
affidata alla voce di Suzanne Vega.
"Tuzla" e "Passacaglia-a
bud and a slice" sono ancora due ottimi brani, anche se
lievemente inferiori ai precedenti.
Le ultime tre tracce sono quelle che
fanno cadere più in basso la valutazione finale dell'opera. "Right"
è un brano stranissimo e a mio parere poco riuscito .
"The bridge" e "Song of
daedalus" potrebbero anche essere dei brani interessanti, ma c'è
qualcosa che non funziona nelle interpretazioni e
nell'arrangiamento (anche se le versioni live sono forse migliori di quelle in studio, potete sentirle sotto!)...Peccato. Poteva essere un'altro grande album.
Resta comunque un'album di valore, anche se non un capolavoro.
"Night Music" è
l'album che riporta Joe Jackson ai livelli di "Night and Day"
(1982) e "Body and soul" (1984) per completezza e
uniformità. Non che album come "Big World" (1986), "Blaze
of glory" (1989) e "Laughter and lust" (1991)
mancassero di grandi canzoni e ispirazione (anzi!) ma negli album
sopra-citati mancava forse (almeno in parte) un pò di unitarietà, erano
troppo frammentari e c'erano troppe idee dentro per arrivare ad
essere perfetti. Con "Night Music" il discorso è diverso,
anche perchè Joe Jackson (soprattutto nella prima parte dell'album)
tira fuori diverse composizioni davvero magnifiche, tra le sue
migliori in assoluto. Lo strumentale iniziale stende al tappeto per
la bellezza e la dolcezza della sua melodia, sospesa tra la new-age e
la musica classica.
E' l'ultimo album di pop rock (almeno per gli anni
90) di Joe Jackson. Subito dopo il discreto (ma non eccezionale)
successo del disco, Joe Jackson cadrà in una forte crisi depressiva,
non riuscirà più a scrivere nè ad ascoltare musica per due interi
anni (pensando seriamente al ritiro dalle scene), ma poi
l'ispirazione tornerà, con l'addio (momentaneo) al rock e con il
grande album "quasi classico" Night Music (1994). Questo
"Laughter and Lust" è come sempre un'ottimo lavoro, anche
se tendono un pò a scarseggiare (rispetto agli album anni 80) le
"grandi" canzoni. Ce ne sono comunque almeno 3: l'iniziale
"Obvious song", un'ignezione di energico e possente
pop-rock, originale e geniale, in puro Joe Jackson style.
Anche "The
Other me" è un bel pezzo pop d'atmosfera, romantico e dalla
melodia avvolgente, sullo stile delle migliori "slow ballad"
del nostro eroe.
Ma la vera punta di diamante dell'album è la
conclusiva "Drowning", un lento drammatico, in cui domina
la voce di Joe Jackson e il suo pianoforte. Brano magnifico e
perfetto, tra i migliori composti da Joe Jackson.
"Blaze of glory"
è inciso in studio, con una band di 16 elementi.
La
prima parte (le prime sei canzoni) sfiorano il capolavoro, la seconda
perde un pò di colpi (soprattutto in un brano evitabile come
"Discipline", il punto più basso toccato da Joe Jackson).
Ci sono però 7 grandi brani in questo album, a partire dalla traccia
iniziale, "Tomorrow's world" (a
mio parere il capolavoro assoluto dell'album e uno dei migliori brani scritti dal grande JJ). E' una traccia dove il pop più elegante
si unisce (nel ritornello) ad un rock irruento e potente. Davvero un
pezzo micidiale.
Si
prosegue con altri due grandi brani, "Me and you (against the world)"
(un rock scatenato in cui si mischiano elementi soul; davvero bella
la strumentazioni a fiati, con tanto di trombe e tromboni e le voci che si inseguono a creare un'insieme musicale altamente riuscito ed eccitante).
A seguire
"Down to London" ci
porta ai ritmi degli anni '6o, ma aggiornati ai tempi moderni; brano
ritmatissimo e geniale.
"Acropolis now" è
uno strumentale davvero riuscito ed eccitante, in cui il rock si
mischia ad elementi orientaleggianti.
"Blaze of Glory"
conclude alla grande la prima
parte dell'album; una folk songs che parte scarna, con solo la voce
di Joe e una chitarra acustica, poi la band entra al gran completo e
il brano diventa una possente cavalcata rock, con tanto di sezioni
fiati finale.
La
secondo parte cala un pò di livello, ma ci sono comunque altri due
grandi brani; uno è "Evil Empire",
che inizia in modo tranquillo, come fosse quasi un classico brano
country, ma nel finale, all'improvviso, entra la batteria e tutto il
resto della band. Un'altro colpo di genio.
La
conclusione è affidata alla bella "The human touch",
un lento (con tanto di violini)
a stregarti il cuore e a conquistarti l'anima, come solo le migliori
"slow ballad" di Joe sanno fare.