domenica 2 febbraio 2014

BOB DYLAN - Tempest (2012) ****1/2




Ho letto una recensione di questo ultimo album di Bob in cui si dice che "questo album suona vecchio"...Niente di più falso. A parte che quale sarebbe il "suono nuovo" di questi anni 00?...Gli Arcade Fire? I National?...Forse "Riflektor" degli "Arcade fire" ha un suono moderno? Si, se per moderno si intende abbassarsi a fare cose che sembrano un'incrocio (poco riuscito) tra i Clash e le "song danzerecce" di Michael Jackson. E' questa la musica moderna che vogliamo? Io preferisco alla grande Dylan. Questo è un'album del 2012 e ce ne fossero di album moderni come questo!...E' vero, Dylan usa solo strumenti acustici, non mette campionamenti e strumenti elettronici nella sua musica. Non li ha mai messi....Ci sono comunque diverse grandi canzoni che non suoneranno mai vecchie, perchè sono molto belle, e suoneranno nuove anche tra 100 anni. Che importa se hanno uno stile anni '40, 50 o 60?...Che poi quali sono i musicisti che hanno uno stile anni 00?...I Radiohead?...Si, forse, perchè riempono la loro musica di strumenti elettronici e cantano con quel tono melodrammatico (che si ripete uguale da disco a disco ormai da decenni...e a cambiare un pò spacciatore non ci pensano mai?!...). Dylan invece, nel suo essere "vecchio" non si ripete mai. Provate a sentire le sue canzoni, non ce n'è una simile all'altra. Questo è "vecchio"?...Io credo che chi scrive di musica prima dovrebbe ascoltarla bene la musica, poi scrivere...
Comunque andiamo avanti.
Con "Tempest" il grande Bob torna ai grandi livelli che gli competono  e questo ultimo album credo sia il suo migliore dai tempi di "Oh mercy" (1989).
"Duquesne whistle" è il brano di apertura ed è subito grande musica; l'inizio sembra una canzone uscita da qualche disco folk degli albori del secolo scorso, poi entra tutta la band e la voce roca e profonda di Bob che subito ti prende il cuore, con quel tono quasi gutturale e pure così espressivo.
Brano dall'andamento veloce, ballabile, pieno di humour e divertimento.
"Soon after midnight" è il secondo brano e il primo vero capolavoro dell'album. Ballata folk, lenta e avvolgente, con la voce di Bob che ti arriva nel profondo dell'anima, per scuoterti e riportarti in vita.


"Narrow way", terzo brano in scaletta, è un'ottimo rock, veloce e vitale,  che sembra uscito da "Highway 61 revisited" (album del 1965!!...quasi 50 anni fà!. Ma non è il fantasma di Bob a cantare, è proprio lui, ancora in vita e anche piuttosto in forma!).
"Long and wasted years"  è il secondo capolavoro assoluto dell'album. Altro brano lento e dove la voce di Bob è protagonista, portando avanti una canzone molto particolare che solo un genio come Dylan poteva comporre. Canzone che tocca il cuore. Davvero bella.
"Pay in blood" è un'altro grande brano di questo album. Brano rock, dove Dylan tira fuori tutta la sua energia e aggressività. "Pagherò con il sangue, ma non il mio..." La voce di Bob sembra un ruggito dall'oltretomba.
Eccellente.
"Scarlet town" e "Tin Angel" sono due brani molto pacati, ma eleganti e davvero riusciti, magari lievemente inferiori ai brani migliori dell'album, ma comunque di alta qualità.
Il finale di questo grande album è affidato ad altri due brani eccellenti: "Tempest" (dedicata all'affondamento del Titanic) e "Roll on John" (dedicata a John Lennon). Due brani profondi  e belli, dove Dylan ci fà capire ancora una volta perchè è lui l'unico vero padre di tutti i cantanti venuti fuori dagli anni 60 in poi, perhè nessuno riesce a comporre canzoni di 12 minuti, senza ritornello, ma riuscendo ad essere comunque interessanti e ipnotici. Dylan ha una voce usurata dal tempo, eppure nessuno è più espressivo di lui. Nella sua voce si sente la sofferenza, l'amore, la rabbia, la dolcezza. Dylan è il re dei cantastorie e nessuno, credo, gli ruberà mai il trono.

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